RENZI ED IL SUO DECRETO SALVA-ILVA : ENNESIMO BLUFF PER TARANTO

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Il Partito Comunista d’Italia denuncia all’opinione pubblica che anche il Governo Renzi, così come i precedenti governi, sta tentando di prendere in giro i tarantini attraverso il decreto del 24 dicembre 2014 cosiddetto “Salva Ilva”.

E’ evidente che tale decreto, privo di qualsivoglia risorsa economica immediatamente spendibile e adeguata alle concrete necessità della fabbrica, dell’indotto e del territorio, non produrrà alcun effetto positivo riguardo agli obiettivi da raggiungere. E senza risorse, non si potrà procedere ad alcuna bonifica del territorio né all’adeguamento degli impianti lasciando i cittadini e il territorio tarantino in una situazione di emergenza e di totale abbandono.

Infatti tale decreto ha provocato nell’immediatezza effetti ancor più devastanti e ai limiti della legalità:

– Il primo di questi giorni è la chiusura di numerose ditte dell’indotto che hanno applicato procedure di cassa integrazione o di licenziamento perché dalle disposizione contenute nel decreto appare il rischio di non vedere onorati i loro crediti pregressi;

– l’altro è nel passaggio delle attività positive dello stabilimento Ilva a nuove società escludendo tutte le passività e le obbligazioni risarcitorie già accertate dalla magistratura, producendo così ulteriori effetti negativi in quanto cancellerà il diritto ai risarcimenti dei cittadini e non soddisferà i debiti pregressi dell’Ilva;

– infine, questa normativa tende a sviare l’azione della magistratura volta all’individuazione delle responsabilità di una attività colposa e distruttiva di uomini, cose, proprietà e terre che per dimensioni e ricadute coinvolge l’intero territorio regionale e nazionale.

Noi COMUNISTI consideriamo inadeguato e pericoloso il “decreto natalizio del governo Renzi” poiché, come da più parti abbiamo evidenziato ha gravissimi limiti attuativi oltre che mancare di risorse finanziarie certe spendibili, e in tale condizione vengono a minacciate: la libertà di iniziativa economica, il diritto al lavoro, il diritto alla salute e alla vita dei cittadini, gli obblighi di tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori. Condizioni già previste dalle prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) che vanno tutte immediatamente e contestualmente realizzate nello spazio dei 36 mesi e che con il decreto Renzi non potranno trovare realizzazione.

Noi COMUNISTI condanniamo e combattiamo fermamente l’azione di padroni e dirigenti industriali senza scrupoli, di politici corrotti e governanti distratti che hanno, di fatto, prima regalato a privati la più grande impresa monopolistica dell’acciaio e impedito poi, per propri interessi personali, ogni seria programmazione politica industriale che segnasse in positivo l’intera economia di questa parte vitale della Puglia, del Mezzogiorno e dell’Italia.

Noi COMUNISTI indichiamo ai lavoratori dell’ILVA, delle fabbriche dell’indotto e delle attività di servizio, ai cittadini tutti, di rivendicare in maniera non equivoca la “nazionalizzazione dell’ILVA“ così come avevamo già proposto sin dal novembre 2012 e che andiamo da molto tempo sostenendo.

I presupposti per la nazionalizzazione dell’Ilva esistono tutti, in quanto il settore dell’acciaio è stato dichiarato strategico per l’intera economia nazionale, sino alla dichiarazione di pubblica utilità dello stabilimento di Taranto. Solo trasferendo la responsabilità della gestione programmata e tecnologicamente più avanzata dell’acciaio allo Stato, si potrà porre fine agli interessi speculativi di privati e si potranno contestualmente realizzare le indispensabili bonifiche del territorio.

Ai fantasmagorici e futuristici progetti di sviluppo annunciati da Renzi, che riteniamo non si realizzeranno mai, occorre sostituire una pratica di impegni quotidiani certi, fatta di investimenti economici concreti e lavori materiali di sanificazione del territorio tangibili, di recupero in valori e qualità delle sue diverse potenzialità economiche produttive, insieme con il rafforzamento delle strutture sanitarie di cura, di controllo epidemiologico, prevenzione e riabilitazione rispondenti per strumentazione, efficienza e qualità alle impellenti necessità della popolazione e del territorio.

27/01/2015

PARTITO COMUNISTA d’ITALIA 

FEDERAZIONE DI TARANTO

COMITATO REGIONALE DELLA PUGLIA

21 gennaio 2015 – Ricostruire il Partito Comunista per il bene dell’Italia

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Simbolo Partito Comunista d'Italia

“Nei giorni scorsi centinaia di compagne e compagni hanno affollato il Centro Congressi Cavour di Roma per dimostrare la loro adesione convinta ad un progetto di ricostruzione di un soggetto politico comunista unitario e rinnovato. Un apporto prezioso ai processi unitari a sinistra a cui i comunisti organizzati in partito devono portare il loro contributo”.

Con queste parole Cesare Procaccini, segretario nazionale PDCI, annuncia la nascita del Partito Comunista d’Italia. Il PdCI (Partito dei Comunisti Italiani) “ritorna al futuro” e, a seguito di un processo di riorganizzazione e rilancio dell’attività politica organizzata degli operai italiani, riacquisisce il nome che esattamente 94 anni fa venne dato al partito di Antonio Gramsci e Amedeo Bordiga nello storico congresso di Livorno.

A distanza di alcuni anni dalla sciagurata scelta di chiudere l’esperienza del Partito Comunista Italiano e all’epilogo del renzismo a cui sono giunti i fautori di quella “svolta”, i Comunisti riaffermano la loro volontà di essere parte delle dinamiche della società e di essere il soggetto rivoluzionario del cambiamento autentico.

cesare procaccini con fosco giannini

nella foto: Comp. Fosco Giannini (a sinistra) e Comp. Cesare Procaccini (a destra)

Nella relazione introduttiva di Fosco Giannini (segreteria nazionale PDCI), tenuta all’assemblea nazionale per ricostruire il Partito Comunista, viene esaminata la situazione geopolitica attuale: “Siamo di fronte ad un’Unione Europea dai sempre più chiari caratteri iperliberisti, antidemocratici, antipopolari e antioperai che richiede la messa in campo di un lungo ciclo di lotte sociali, nazionali e sovranazionali, per il quale i partiti comunisti d’Europa e il Partito Comunista possono e debbono svolgere – assieme alle altre forze di sinistra – un ruolo centrale. Un ruolo storico.

Siamo di fronte ad un nano capitalismo italiano, tanto straccione quanto ferocemente antioperaio, che chiede il ritorno ad una lotta di classe dispiegata nell’intero Paese e condotta dal movimento operaio assieme agli studenti e ai disoccupati, con i comunisti protagonisti di questa lotta. Questi sono i compiti a cui ci chiama la fase; i compiti dei comunisti, il ruolo sociale e politico che ci proponiamo di svolgere, il compito che consegna un senso pieno al progetto della ricostruzione del Partito Comunista in Italia!

Chi vuole abbandonare la lotta, chi vuole desistere da questo nostro progetto comunista e rivoluzionario, si accomodi pure nel già affollatissimo treno rosa-pallido che ha deragliato storicamente, uscendo dalla lotta per il socialismo. Starà in moderata e mesta compagnia.

Noi continuiamo a combattere, continuiamo a lavorare per ciò che sentiamo profondamente giusto, per quello stesso progetto per il quale dette la vita il compagno Antonio Gramsci e tutti i comunisti e gli antifascisti del nostro Paese: costruire l’unità della sinistra di classe, costruire un fronte di sinistra e di popolo, ricostruire il Partito Comunista in Italia!”.

pino sgobio

Comp. Pino Sgobio

Il 21 gennaio 2015, alle ore 18, presso la Sezione “Antonio Gramsci” in via la favorita 20 a Martina Franca, si “ritorna al futuro” con un incontro pubblico dal titolo “Ricostruire il Partito Comunista per il bene dell’Italia” al quale parteciperanno Franco MASSAFRA, segretario cittadino del PCd’I, Giancarlo GIRARDI , Federazione PCd’I di Taranto e Pino SGOBIO, direzione nazionale Partito Comunista d’Italia.

★ La cittadinanza è invitata a partecipare ed intervenire. ★

locandina pcdi 21 gennaio 2015